
Il ruolo della consapevolezza nel professionista sanitario
a cura di Maurizio Alfinito
“La coscienza è lo spazio all’interno del quale possiamo promuovere le nostre energie”
Tallerini A.
L’efficacia ed i benefici di una presenza consapevole nella professione sanitaria.
I benefici di una posizione coscienziale centrata e consapevole sono molteplici. Posizione ‘centrata’ va intesa come ‘presenza’, presenza della coscienza a sé stessa e quindi a tutte le energie ed i contenuti che attraversano il nostro spazio ‘interiore’.
La finalità è quella di osservare chiaramente ciò che stiamo sperimentando a più livelli e che, in qualche misura, ci distrae intrappolandoci in contenuti esperienziali che potremmo ridirigere e rettificare senza restarne intrappolati, identificati.
Anche in ambito professionale per sviluppare e far progredire in una direzione ‘sana’ la nostra prestazione è necessario avere (e mantenere) una presenza consapevole negli interventi che ci vedono impegnati con i pazienti, riconoscendo di volta in volta i diversi stati emotivi che ci attraversano e che creano distrazione o disturbo sottraendo la nostra attenzione da quelli che sono gli obiettivi che ci siamo prefissi di raggiungere.
I fattori che possono intervenire e condizionarci, distogliendoci dal nostro compito, possono essere diversi: i vissuti della quotidianità, i vissuti connessi all’ambito professionale e/o con quel particolare paziente, le dinamiche che viviamo in quel contesto lavorativo e che, anche solo a livello emotivo, portiamo nel nostro spazio interiore, in altre parole siamo costantemente pervasi da un flusso di pensieri, emozioni, sensazioni e desideri che, con rapida successione, attraversano la nostra coscienza.
Tutto questo conduce su strade che ci allontanano dalla vera esperienza di essere presenti a noi stessi, alla nostra natura più vera e profonda, la nostra vera essenza.
La coscienza deve RIPRENDERE CONSAPEVOLEZZA di cosa essa sia realmente e muoversi alla luce di questa percezione.
Bisogna far un uso corretto del pensiero, attraverso un processo di disidentificazione:
- Silenziare la mente dalle identificazioni in quanto il pensiero è di per sé molto limitato e limitante alla consapevolezza.
- Riportare l’attenzione sulla coscienza stessa, intesa come appunto aspetto della consapevolezza, è darsi la possibilità di conoscere-individuare-comprendere il problema.
Questo processo di disidentificazione avviene per mezzo della Volontà che, essendo un aspetto energetico cosciente dell’Io ha la possibilità di agire sul problema per risolverlo ritrovando l’armonia con il giusto distacco, rafforzando una modalità in cui la scelta ricade in uno stato armonioso dell’essere. Va sottolineato che il distacco non è ‘fregarsene’ di tutto ma comprensione di o del tutto, alla luce appunto della consapevolezza.
A tale proposito propongo una versione breve di un esercizio di disidentificazione (del fondatore della Psicosintesi Roberto Assagioli) da praticare quando il tempo a disposizione è poco.
Dopo aver eseguito un ritiro in sé stessi cercando di acquisire uno stato di quiete attraverso dei respiri profondi con occhi chiusi. Immaginiamo i tre aspetti della personalità: il nostro corpo fisico, le nostre emozioni e i nostri pensieri; entrando in contatto con la parte più nobile ed elevata del nostro Sé e affermiamo, cercando di realizzarlo:
“Io non sono il mio corpo fisico, transitorio, illusorio”
“Io non sono le mie emozioni, variabili, camaleontiche”
“Io non sono la mia mente, instabile e separativa”
“Io sono un centro di pura Autocoscienza e Volontà, eterno, immutabile, perfetto…”
“IO SONO”